Attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, dal 5 agosto il cannabidiolo, estratto ottenuto dalla cannabis, entra nella tabella degli stupefacenti e non potrà più essere venduto nei negozi, nelle erboristerie e nei tabaccai, ma solo nelle farmacie con ricetta medica non ripetibile.
Dal 5 agosto le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabiodiolo saranno incluse nella sezione B della Tabella dei medicinali. Questo determinerà precise limitazioni rispetto alla vendita. I prodotti a somministrazione orale contenenti cannabidiolo si potranno acquistare soltanto in farmacia con ricetta medica non ripetibile e ne sarà vietata la pubblicità.
Nella Tabella dei medicinali sono presenti medicinali a base di sostanze attive stupefacenti e psicotrope di corrente impiego terapeutico ad uso umano o veterinario con regime di dispensazione con ricetta non ripetibile (RNR). Queste sostante sono organizzate in cinque sezioni (A, B, C, D e E). Il cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis è stato incluso nella sezione B della tabella dei medicinali.
Il decreto è stato emanato alla luce dei nuovi pareri espressi dall’Istituto superiore di sanità e dal Consiglio superiore di sanità. “L’associazione Imprenditori canapa Italia ha annunciato che chiederà immediatamente e formalmente i pareri dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e del Consiglio Superiore di Sanità (Css).
“Alla luce dei recenti sviluppi – un significativo passo indietro per l’industria della canapa in Italia – chiederemo immediatamente e formalmente i pareri dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e del Consiglio superiore di sanità (Css). Se questi pareri sono favorevoli all’inserimento del cannabidiolo (Cbd) nella tabella B dei medicinali, contrasteremo tali decisioni, poiché vanno in direzione contraria a tutta la letteratura scientifica disponibile e contro le disposizioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e della comunità europea sulla sicurezza del cannabidiolo.
Le evidenze scientifiche internazionali, comprese quelle dell’Oms, dimostrano chiaramente che il Cbd è una sostanza sicura senza rischio di abuso e dipendenza“. Così l’Ici, associazione Imprenditori canapa Italia, interviene in una nota dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto del ministero della Salute che include il cannabidiolo nella tabella delle sostanze stupefacenti e psicotrope.
“Solleviamo inoltre seri dubbi – rimarcano gli imprenditori – sul fatto che questa serie di manovre legislative possa essere volta a favorire indebitamente le case farmaceutiche, consegnando loro un mercato dal grande potenziale economico. Questa preoccupazione nasce dall’apparente intenzione del Governo di restringere l’accesso al Cbd attraverso la medicalizzazione forzata, un’azione che sembra avvantaggiare esclusivamente le grandi aziende farmaceutiche a discapito dei piccoli produttori e degli operatori del settore della canapa”.
Critica anche l’Associazione Luca Coscioni. “A parte la totale mancanza di considerazione per le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’abbondante letteratura scientifica che da decenni prevedono il Cbd come terapia prescrivibile per molte condizioni, Il Ministro Schillaci sembrerebbe essersi assunto la responsabilità di forzare la mano, bloccatagli per almeno un paio di volte dal TAR del Lazio, che aveva fissato per il 16 settembre 2024 la decisione finale del ricorso presentato un anno fa da alcune organizzazioni che producono cannabis. Se così fosse sarebbe solo un terzo motivo per cui questa decisione va messa in mora”, commenta Marco Perduca, dell’Associazione Luca Coscioni ed ex Senatore e Presidente del Referendum Cannabis.”