VIRUS FREE DAY. Per una generazione libera dall’Aids

la sapienza romaL’evento, organizzato da Cesvi, nasce con un duplice obiettivo: sostenere la lotta al virus nei Paesi più colpiti e rialzare il livello di attenzione fra i giovani italiani sulla prevenzione. In Europa occidentale, l’Italia, con oltre mille decessi l’anno, è il Paese con la più alta prevalenza di persone affette da Hiv.
Secondo le più recenti stime Unaids, le persone che convivono con l’HIV sono 35 milioni. L’infezione da HIV continua a propagarsi e l’AIDS rimane la pandemia che miete più vittime al mondo. Dall’inizio dell’epidemia, hanno contratto l’HIV circa 78 milioni di persone e 39 milioni sono morte a seguito di malattie opportunistiche. Ci sono state più di 2 milioni di nuove infezioni, 240.000 delle quali hanno colpito i bambini. I 12.9 milioni di malati che hanno accesso al trattamento antiretrovirale rappresentano soltanto il 37% delle persone affette dal virus.

L’Africa Subsahariana è la zona più colpita al mondo. Nel 2013, il numero di persone che convivono con l’HIV è arrivato a 24.7 milioni: più della metà sono donne e circa 2.9 milioni bambini. Tra il 2005 e il 2013, tuttavia, in Africa si è registrato un miglioramento. Le morti sono diminuite del 39% e dal 2009 è calato il numero di infezioni tra i bambini. Eppure, nel 2013 ci sono stati 1.5 milioni di nuovi casi in Africa Subsahariana, che equivalgono al 70% dei casi su scala mondiale. Qui, 1.1 milioni di persone sono morte per cause legate all’AIDS, e l’accesso al trattamento antiretrovirale è ancora drammaticamente scarso.

Il 1° dicembre, in occasione della Giornata Mondiale di lotta all’AIDS, Cesvi rilancia ‘Fermiamo l’AIDS sul nascere’ e celebra, con un evento realizzato in partnership con l’Università La Sapienza di Roma, il #VirusFreeDay. L’obiettivo è duplice: da un lato sostenere la lotta al virus nei Paesi più colpiti e dall’altro rialzare il livello di attenzione fra i giovani italiani sulla prevenzione.

Da 13 anni, Cesvi è fortemente impegnato nella lotta all’HIV/AIDS, in particolare in Africa. La campagna ‘Fermiamo l’AIDS sul nascere’ è stata avviata nel 2001 nell’ospedale Saint Albert in Zimbabwe, dove ancora oggi Cesvi fornisce terapia farmacologica al fine di ridurre la trasmissione del virus da mamma sieropositiva a neonato, garantendo anche l’assistenza medica ai malati di AIDS. “La trasmissione verticale rappresenta la principale via di contagio dell’infezione da HIV in età pediatrica. Dal 2009 al 2012 il numero di nuove infezioni tra i bambini è diminuito del 40% grazie ai servizi di informazione e alla distribuzione di farmaci antiretrovirali. Nei distretti dove portiamo il nostro aiuto, la percentuale di siero-prevalenza è scesa negli ultimi 6 anni dal 23 al 13%”, sottolinea Giangi Milesi, Presidente Cesvi.

Cesvi si dedica anche alla formazione del personale nazionale e porta avanti campagne di sensibilizzazione e prevenzione che coinvolgono le popolazioni e le istituzioni locali. Un altro obiettivo è quello di realizzare strutture di accoglienza e lotta all’esclusione sociale per gli orfani dell’AIDS. “È necessario continuare in questa direzione, non solo con attività di prevenzione dirette alle donne incinte, ma anche garantendo l’accesso al trattamento antiretrovirale e potenziando l’informazione. Esistono forme di stigmatizzazione e discriminazione nei confronti dei malati di AIDS, i quali talvolta preferiscono non conoscere la propria condizione sierologica. Laddove esiste lo stigma, esiste la più potente barriera alla prevenzione dell’HIV”, prosegue Giangi Milesi.

Durante la Giornata di lotta all’AIDS, Cesvi e La Sapienza, con la partecipazione di Alessio Boni, testimonial di Cesvi, organizzano il Convegno ‘Virus Free Day. Per una generazione libera dall’AIDS’.
Gli esperti hanno parlato con gli studenti della prevenzione e della trasmissione dell’HIV/AIDS e, oltre ad un focus sui progetti Cesvi, si è discusso del rischio attuale connesso all’epidemia nel nostro Paese. In Europa occidentale, l’Italia, con oltre 1.000 decessi l’anno, è il Paese con la più alta prevalenza di persone affette da HIV. Complessivamente, il numero di italiani sieropositivi tocca quasi i 140.000 (UNAIDS). Rispetto a vent’anni fa, il numero di nuovi casi di persone infette da HIV è diminuito e, grazie ai progressi delle nuove terapie antiretrovirali, è aumentato quello delle persone sieropositive viventi. Tuttavia, un terzo dei nuovi casi viene diagnosticato in fase già avanzata, quando è in atto una compromissione del sistema immunitario.

In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità per il 2012 registra 3.800 nuovi casi di persone infette. Nel 2012, la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono l’80,7% di tutte le nuove diagnosi. Nonostante ciò, secondo un’indagine DOXA realizzata nel 2013 tra i giovani dai 16 ai 34 anni per conto di Cesvi, a 30 anni dall’identificazione del virus 1 giovane su 3 non percepisce il contagio della malattia come un rischio reale e non si protegge. Solo il 35% dei ragazzi e delle ragazze in Italia, nonostante sappia che la via di trasmissione principale è quella sessuale, usa abitualmente il preservativo nelle proprie relazioni e solo il 29% dichiara di aver fatto il test dell’HIV.

Fonte: QuotidianoSanità

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