LA FABBRICA DELLE MALATTIE. L’addiction nel Sistema DSM

Lo spazio riservato all’addiction dalla psichiatria è progressivamente aumentato, basti pensare che nel DSM – I e DSM – II, la dipendenza non meritava la dignità di disturbo, ma era considerata un semplice sintomo della personalità antisociale.
Oggi, il DSM – IV –TR descrive i Disturbi correlati alle sostanze in due categorie: Disturbi da uso di sostanze (Abuso e Dipendenza) e Disturbi indotti da sostanze (Disturbo d’Ansia, Disturbo dell’Umore, Intossicazione, Disturbo amnestico, Delirium, Demenza, etc.).
Pier Paolo Pani, in un articolo pubblicato sulla rivista Dal Fare al Dire, analizza l’epidemiologia della comorbilità, gli aspetti legati alla validità e attendibilità della Doppia Diagnosi, il problema della sintomatologia sottosoglia e la visione longitudinale del processo tossicomanigeno, individuando alcune importanti modifiche da apportare al DSM –V.
Secondo il DSM –IV-TR, all’interno dei disturbi da uso di sostanze, l’Abuso viene diagnosticato quando l’uso ripetuto porta a uno o più problemi sociali o professionali; la Dipendenza viene invece diagnosticata quando vengono soddisfatti tre o più criteri comprendenti diversi comportamenti correlati all’uso di sostanze, oltre alla tolleranza e all’astinenza.
Il sistema diagnostico del DSM è stato costruito con l’obiettivo di creare una convergenza tra i soggetti interessati per ragioni diverse alla definizione dei disturbi mentali (ricercatori, medici, compagnie di assicurazioni, decisori politici, etc.). Date le limitate informazioni sulla eziologia e sulla fisiopatologia, e data la presenza di concettualizzazioni differenti sulla natura dell’addiction, l’approccio adottato dagli estensori del DSM è stato un approccio ateoretico.
Per questo motivo, i criteri adottati dalla classificazione del DSM per la diagnosi dei disturbi da uso di sostanze sono espressi a un livello molto basso di inferenza, che include solo quei comportamenti che possono essere osservati oggettivamente.
L’evoluzione della nosografia del DSM riguardo ai disturbi da uso di sostanze ha certamente migliorato il livello di concordanza fra ricercatori e clinici sulle caratteristiche diagnostiche.
Tuttavia, in questo caso, come in altri disturbi esternalizzanti, l’aumento del consenso sembra essere stato ottenuto al costo di un eccessivo riduzionismo. A differenza di altre patologie, come le psicosi o i disturbi dell’umore, in cui la diagnosi richiede l’esplorazione dello stato di coscienza, dell’orientamento, della percezione, dell’ideazione, dell’umore e così via, nel caso dei Disturbi da uso di sostanze, una corretta diagnosi non richiede necessariamente l’effettuazione di un esame psichico.
Secondo la nosografia DSM, questi sintomi possono essere collocati accanto alla diagnosi principale in due diversi raggruppamenti diagnostici: quello dei disturbi indotti da sostanze e quello dei disturbi psichiatrici indipendenti, quest’ultimo da utilizzare quando la relazione causale con la dipendenza non è molto stretta. In entrambi i casi si parla di comorbilità.

DAL FARE AL DIRE
Supplemento al n. 1/2012
Periodico di informazione e confronto sulle patologie da dipendenza
A cura degli operatori dei servizi
La fabbrica delle malattie
L’addiction nel Sistema DSM
Pier Paolo Pani
pag. 3

La rivista è disponibile c/o Cesda

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