STUDIO PARTNER: MOLTO BASSO IL RISCHIO DI TRASMISSIONE DI HIV IN SOGGETTI IN TERAPIA ANTIRETROVIRALE

Il successo delle nuove terapie di contrasto dell’AIDS sta determinando cambiamenti strutturali nei meccanismi di infezione del virus. In particolare, i risultati di una ricerca pubblicata su Lancet, lo studio Partner, durato 8 anni, sono molto positivi rispetto al bassissimo rischio di contagio da un pazienti sieropositivo, ma in trattamento con farmaci antiretrovirali, a un soggetto siero-negativo. In altre parole, come riportano due articoli pubblicati su Dire, lo studio attesta che i soggetti che fanno un uso corretto e regolare delle cure antiretrovirali necessarie, hanno un rischio di trasmettere l’infezione da HIV quasi pari a zero.

“Le evidenze dello Studio Partner, spiega d’Arminio Monforte, direttore della struttura di Malattie infettive dell’Asst Santi Paolo e Carlo attestano che “le persone sieropositive che sono in terapia e la seguono correttamente, e quindi non hanno più il virus nel sangue che si moltiplica, non trasmettono l’Hiv”. Questo dato, continua, “vuol dire che questi soggetti possono avere rapporti non protetti con le persone sieronegative senza trasmettere l’infezione”.
Da qui evidenti ricadute positive a livello di diffusione del virus tra la popolazione, osserva d’Arminio Monforte, che sottolinea un altro importante aspetto, ovvero il venir meno “dello stigma alla persona sieropositiva, vista come fonte di contagio”, poiché “se una persona Hiv positiva segue correttamente la terapia, non è fonte di contagio e quindi può anche rivelare senza ansia, senza possibilità di essere rifiutato, il suo stato di positività all’Hiv alle persone che lo circondano”. L’esperta conclude invitando i giovani medici a continuare a fare ricerca, perché questa patologia “va continuamente studiata”, come “vanno assistite sempre meglio le persone Hiv positive”.
Il prof. Antinori, fra gli autori della ricerca, così sintetizza i risultati: “Questo studio ha dimostrato che su un totale di oltre 76mila rapporti senza preservativo tra coppie omosessuali siero-discordanti, ossia con un partner HIV positivo ma con viremia non rilevabile perché controllata da farmaci antiretrovirali e con un partner sieronegativo, la trasmissione dell’infezione è risultata pari a zero, pur senza assumere PrEP” ha spiegato il prof. Antinori.
“Possiamo pertanto affermare che chi è HIV positivo, ma prende regolarmente la terapia e ha una viremia stabilmente soppressa può avere rapporti sessuali non protetti, sia eterosessuali che omosessuali, con partner sieronegativo, senza avere alcun rischio di infettarlo. Questa notizia è direi rivoluzionaria perché le persone sieropositive in cura non sono più fonte di contagio e possono affrontare più serenamente la comunicazione della loro sieropositività con il proprio partner sessuale” aggiunge la professoressa Antonella D’Arminio Monforte, uno dei quattro Presidenti del Congresso di Milano ICAR 2019.
Lo studio contiene importanti indicazioni e implicazioni in termini di salute pubblica. Da una parte i risultati depongono a favore di una riduzione dello stigma e di un miglioramento della qualità della vita nei soggetti affetti dal virus, ma che seguono correttamente le terapie indicate. Dall’altra, indicano la necessità di alzare l’attenzione verso i tanti casi sommersi. “Il vero problema dunque non sono i soggetti con infezione da HIV in terapia (oltre 100mila in Italia), bensì il cosiddetto “sommerso”, ossia coloro che sono infetti dal virus ma non ne sono consapevoli. Un numero di soggetti che nel nostro paese si stima che ammonti a circa 15mila persone: costoro, oltre a essere un problema per se stessi, in quanto non diagnosticati e non in trattamento progrediscono verso la malattia, e sono un problema per la società, in quanto potenziale fonte inconsapevole di trasmissione”.
Il settimanale Internazionale si sofferma, in un reportage, sui cambiamenti a livello di vita quotidiana che le persone con infezione da HIV in terapia stanno affrontando. Se era già stato escluso che persone sieropositive con carica virale nulla potessero infettare il partner attraverso rapporti vaginali e orali, i risultati dello studio Partner2 escludono definitivamente la trasmissibilità del virus tramite rapporti sessuali nelle coppie gay, laddove il partner sieropositivo abbia una carica virale annullata. “Ciò apre alla possibilità di una gestione della sessualità più libera rispetto a solo 10-15 anni fa, spiega Andrea Gori, direttore dell’unità malattie infettive del policlinico di Milano e presidente della sezione lombarda dell’associazione nazionale per la lotta contro l’aids (Anlaids), è “un progresso incredibile. Vuol dire che cambia per sempre la loro vita di relazione. Conosco centinaia di pazienti che si erano negati una vita di coppia per paura di contagiare il partner. Non è più così”.

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