Un articolo sul sito del National Geographic affronta il tema della possibile dipendenza da cibi ultra processati. Cibi di origine industriale sempre più presenti nelle nostre diete e che scatenano bisogno, consumo compulsivo e altre caratteristiche che associamo ai disturbi legati all’uso di tabacco o alcol.
Si tratta di cibi che contengono ingredienti alterati e combinati in modo da aumentare il contenuto di grassi, zuccheri e/o sale, compresi esaltatori di gusto per renderli più allettanti.
“L’idea che alcuni alimenti possano creare dipendenza esiste da diversi decenni, da quando, negli anni ’80, alcuni studi sui ratti hanno dimostrato che l’attività del sistema di ricompensa dopaminergica nel loro cervello aumentava in modo sostanziale quando premevano una leva per ottenere una gratificazione alimentare. Si trattava di una reazione simile (anche se non così intensa) a quella che si verificava quando si autosomministravano la cocaina.”
Secondo Ashley Gearhardt, professore di psicologia presso l’Università del Michigan, questi cibi “(…) forniscono dosi innaturalmente elevate in un modo innaturalmente veloce, spesso in combinazioni innaturalmente elevate, di ingredienti gratificanti”. Ingredienti che desideriamo fortemente e che ci spingono a comportarci in modo dannoso per la nostra salute.
Una ricerca pubblicata da Gearhardt nel 2022 ha applicato a questi alimenti gli stessi criteri utilizzati nel rapporto del Surgeon General degli Stati Uniti del 1988 per determinare se i prodotti del tabacco creassero dipendenza. Lo studio ha concluso che gli alimenti soddisfano tutti i criteri. Gli alimenti ultra processati possono innescare comportamenti compulsivi. Questi alimenti sono sufficientemente gratificanti da spingere al consumo ripetuto. E producono effetti che alterano l’umore, con punte di “euforia” dopo il consumo di alcuni alimenti simili a quelle che si registrano dopo un’iniezione di nicotina nei fumatori.”
Va sicuramente tenuto conto che alcuni dei problemi legati al loro eccessivo consumo sono dati dalla loro facile reperibilità, il costo minore e dal fatto che le persone si abituano ai sapori intensi e alla consistenza in bocca e diventano meno soddisfatte degli alimenti integrali.
Per affrontare questa situazione vengono ipotizzate più azioni: fare una corretta informazione sugli ingredienti e sui rischi collegati a questi cibi, rendendo le persone più consapevoli o percorrere la via dei farmaci come Ozempic. Farmaco che secondo chi lo usa “(…) riduce il desiderio di cibi altamente appetibili. (Le iniezioni riducono anche la voglia di alcol, a sostegno della nozione di un comune meccanismo di dipendenza cerebrale).”
Sicuramente sarebbe utile unire anche i due percorsi a seconda del tipo di dipendenza alimentare che si ha di fronte.