CITTADINI LIBERI E DETENUTI, STESSI DIRITTI DI SALUTE

Interventi per prevenire il suicidio, assistenza psicologica, telemedicina e telediagnostica, sanificazione dei letti, messa a norma degli impianti nei locali sanitari, iniziative specifiche per la salute dei minori in istituto, l’adozione della carta dei servizi sanitari anche dentro il carcere. Sono alcune delle linee di intervento contenute nella delibera approvata nel corso dell’ultima giunta “Qualità della salute dei cittadini detenuti – Linee di indirizzo prioritarie per il biennio 2011-2012″.

Le ha illustrate l’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche Amato G. Dessì, dirigente vicario, in sostituzione di Maria Pia Giuffrida, Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria della Toscana; Giuseppe Centomani, direttore del Centro di Giustizia minorile della Toscana e Umbria; Lorenzo Roccaro, direttore dell’Istituto penale minorile di Pontremoli.

Per l’attuazione di questi interventi, la Regione ha destinato per il biennio 2011-2012 la cifra di 800.000 euro. Le linee di intervento saranno inserite anche nel nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale 2011-2015. Dopo il passaggio di competenze dal Ministero alle Regioni, e la fase di assestamento, la Toscana rilancia, con una politica ad ampio spettro per la salute dei cittadini detenuti.

“La salute è un diritto di tutti indistintamente – ha detto l’Assessore Scaramuccia – Tutti, che siano liberi cittadini o detenuti, sono uguali davanti alla malattia e hanno diritto ad avere le stesse opportunità e prestazioni sanitarie. Nelle carceri italiane la situazione sanitaria è talvolta drammatica. In Toscana è un po’ migliore che in altre regioni. Con il passaggio delle competenze della gestione della sanità penitenziaria dal Ministero della giustizia alle Regioni, queste hanno ereditato una sanità penitenziaria da riorganizzare e risanare alle radici. La Toscana è stata la prima Regione a regolamentare con una legge il passaggio delle competenze e la gestione della sanità penitenziaria. Le delibera approvata ora della giunta prevede una serie di interventi che attueremo perché la salute in carcere non resti un diritto solo sulla carta, ma diventi una realtà”.

“L’assessore Scaramuccia presenta una delibera di particolare rilievo, per garantire la salute in carcere – è il commento di Franco Corleone, coordinatore dei garanti territoriali e garante per i diritti dei detenuti di Firenze, che non è potuto intervenire alla conferenza stampa – Gli interventi proposti per il 2011-2012 sono assai ambiziosi, infatti vengono individuati come punti critici, da monitorare e superare, il dramma del suicidio e l’assistenza al disagio psichico. La delibera fornisce un quadro esaustivo per giungere alla completa attuazione del trasferimento della medicina penitenziaria al servizio sanitario pubblico, affrontando i nodi ancora irrisolti, in particolare quello che concerne il superamento dell’O.p.g. (Ospedale psichiatrico giudiziario) di Montelupo. La caratteristica originale della delibera pone l’accento sulla prevenzione, il coinvolgimento dei detenuti stessi per affermare la salute come diritto e, non ultimo, le risorse assai significative”.

Le linee di intervento prioritarie per la salute in carcere

Gli interventi previsti dalla delibera – da realizzarsi con la collaborazione tra Regione, Asl, Centro giustizia minorile, PRAP (Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria), Università, volontariato – riguardano:

– iniziative specifiche per la salute dei minori;

– la definizione di procedure per individuare con tempestività i bisogni dei detenuti, garantire il monitoraggio e la sorveglianza dei segnali indicatori del rischio di suicidio;

– lo sviluppo dell’assistenza psicologica, con interventi specifici sul disagio psichico;

– l’intervento del Centro di gestione rischio clinico regionale anche all’interno del carcere, per approfondire gli eventi avversi che si verificano nelle strutture sanitarie delle carceri e individuare eventuali azioni di miglioramento della sicurezza dei pazienti;

– l’introduzione della Carta dei servizi sanitari (adottata in tutte le aziende sanitarie) anche dentro il carcere;

– l’adozione della “sanità di iniziativa” anche negli istituti penitenziari: una sanità che non aspetta il cittadino, ma è capace di andargli incontro, intercettando i suoi bisogni e intervenendo sulla sua salute prima che questa si aggravi;

– l’adozione della telemedicina: telediagnosi, teleassistenza, telesoccorso, videoteleconsulto;

– interventi di igiene ambientale per la sanificazione dei letti e di messa a norma degli impianti dei locali sanitari;

– il monitoraggio del MeS: il Laboratorio Mangement e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che già valuta le performance di tutte le aziende toscane, valuterà anche la capacità del servizio sanitario toscano di erogare servizi appropriati, in linea con i bisogni della popolazione penitenziaria.

La salute dei detenuti in Toscana

Il 73% dei detenuti negli istituti toscani è affetto da almeno una patologia. E’ quanto emerge da un’indagine condotta un anno fa dall’Osservatorio per la salute in carcere coordinato dall’Ars (Agenzia regionale di sanità) su 2.985 detenuti (cioè il 71,6% del totale dei detenuti toscani, che allora risultavano essere 4.169. Al 31 dicembre 2010 i detenuti toscani erano in tutto 4.552: 4.354 uomini e 198 donne; fonte DAP Ministero della giustizia, Dipartimento amministrazione penitenziaria, Provveditorato regionale per la Toscana). Dall’indagine risulta che i detenuti europei e nordafricani sono in genere più sani di quelli italiani, principalmente per la loro giovane età (in media sono più giovani di 10 anni). Il 27% dei detenuti sono sani, il 39,8% ha una diagnosi solo internistica, l’8% solo psichiatrica, il 25,2% internistica e psichiatrica insieme.

Nonostante la giovane età dell’intera popolazione detenuta (età media 38 anni), la richiesta sanitaria risulta essere molto forte e caratterizzata da tre grandi temi: salute mentale, disturbi dell’apparato digerente e malattie infettive e parassitarie. In particolare, la salute mentale dei detenuti risulta compromessa da disturbi legati al consumo di droghe (12,7%) e disturbi di tipo nevrotico (10,9%), spesso associati a reazioni di adattamento connesse con l’inserimento in ambiente penitenziario. A queste malattie vanno associati i numerosi tentati suicidi che rappresentano un’emergenza per il sistema penitenziario, con valori di gran lunga superiori a quelli riferiti alla popolazione generale: 4% in carcere, 0,006% fuori. Il 10% ha alle spalle almeno un episodio di autolesionismo. Più alta tra i detenuti anche l’incidenza di tubercolosi: 0,4% in carcere, 0,006% fuori.

Fonte: Toscana Notizie

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