LA RIVOLUZIONE DELLA MARIJUANA LEGALE

marijuanaLa legalizzazione della marijuana in Colorado e nello stato di Washington non si sta rivelando solo una miniera d’oro per coltivatori e commercianti, ma sta rimescolando le carte anche nel mondo delle forze dell’ordine. Accordi di collaborazione tra i coltivatori di marijuana e forze di polizia non sono più una novità. Ad esempio nell’Emerald Triangle, il mitico Eldorado statunitense dei coltivatori di canapa Indiana, situato nel nord-ovest californiano, lo sceriffo di Mendocino County ha creato addirittura un programma che lo ufficializza: i coltivatori di marijuana si registrano in una lista apposita, pagano una tassa, si impegnano ad aderire a regole di buon galateo ambientale gestendo scorie e pesticidi in maniera ecosostenibile, e la polizia li lascia in pace. Ma la vera novità sono i passaggi dalla schiera delle forze dell’ordine a quella dei produttori e distributori. A trarre il dado per primo è stato Patrick Moen, che per un decennio era stato agente di punta della DEA, la temutissima agenzia anti narcotici statunitense, in Oregon – giusto a nord dell’Emerald Triangle – e ha coordinato alcuni dei maggiori raid anti marijuana nella storia dello Stato. Moen nel novembre scorso si è dimesso per trasferirsi a Seattle dove adesso lavora come consulente alla Privateer Holdings, una Venture Capital con radici a Silicon Valley che opera nell’industria della marijuana. Il primo investimento di Moen? Leafy.com, un sito web che recensisce ceppi di marijuana. “Non è stato semplice”, dice Moen. “Prima di decidere ne ho discusso con amici, familiari e colleghi di lavoro. Ho sollecitato la loro opinione e alla fine ho deciso che questa era un’occasione unica e che non dovevo farmela sfuggire”. Moen si occuperà anche dei complessi aspetti legali: nel resto degli Usa, diversamente da Colorado e Washington dove appunto è legale, la cannabis è permessa solo per usi medici, e l’ex agente è convinto che l’intero sistema debba essere riformato. Quello di Moen non è un caso isolato. Tonya Winchester, collega di Moen alla Privateer, è stata pubblico ministero in Alaska e a Washington. Bella, intelligente e sofisticata, la Winhcester non ha niente a che vedere con l’immagine sessualizzata delle “hot kush girl” popolarizzata da serial televisivi alla Weeds e adesso cerca di convicere le donne a ritagliarsi un proprio ruolo nella nascente ed esplosiva industria della cannabis. “Mi ricordo che stavo alla mia scrivania nella procura di Wanatchee – una cittadina di Washington – a firmare autorizzazioni a procedere contro possessori di piccole quantità di marijuana mentre le denunce per violenza domestica e sessuale si accumulavano di giorno in giorno”, ha sostenuto la Winchester, “era chiaro che stavo perdendo tempo, e così decisi di diventare una promotrice di I-502”, il referendum popolare per la decriminalizzazione dell’erba. Anche Paul Schmidt era agente alla DEA. Fino al 2010 era stato il più alto ufficiale in Oregon, e ha pure lui cambiato campo passando dalle manette alla consulenza per i dispensari di cannabis ad usi medici. Il cinquantaquattrenne Schmidt è consapevole del fatto che la sua scelta può destare perplessità ed essere caratterizzata come un passaggio al “lato oscuro della forza”. “Molte persone mi domandano come posso aver cambiato idea, come facevo ad essere cosi contrario nel passato e adesso a favore”, dichiara Schmidt, che è stato testimone d’accusa in processi sulle droghe in Colorado, Oregon, Washington e Wyoming: “Nei fatti, quando paragonata a cocaina, anfetamina e eroina, la marijuana è il male minore”. Consulenze legali e finanziarie non sono gli unici ambiti dell’industria della canapa Indiana nei quali si sono aperti spazi per agenti di polizia in cerca di diversificazione. La sicurezza promette di diventare presto il settore nel quale gli ex addetti di polizia potrebbe essere più richiesti. Con 5 milioni di dollari guadagnati nella sola prima settimana di vendita legale, i dispensari del Colorado potrebbero per esempio diventare un facile bersaglio dei Narcos messicani che sono adesso tagliati fuori dal mercato. Secondo il Mexican Competitiveness Institute questi subiranno una perdita annuale di circa un miliardo e mezzo di dollari. Ad essere colpito maggiormente sarà il cartello di Sinaloa, che si prevede perderà fino al 50 per cento dei sui introiti. “Quando c’è così tanto contante in giro è naturale che qualcuno ne voglia approfittare, e i cartelli di Juarez e Sinaloa sono già presenti in forze in Colorado”, fa notare Albert Viallasuso, portavoce della DEA di Denver, “è un terreno fertile per estorsioni e rapine”. Anche perché la legge federale considera ancora un reato possedere, consumare o vendere marijuana, e dunque le banche si rifiutano di accettare depositi o carte di credito dai dispensari, che così i sono costretti a fare affari solo in contanti.

Fonte: La Repubblica

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