E’ stata pubblicata la nuova guida dell’Ocse, Guidebook on Best Practices in Public Health, contenente una serie di suggerimenti e criteri finalizzati alla costruzione di campagne di sensibilizzazione efficaci sugli stili di vita sani, partendo dalle best practices già sperimentate e validate. La guida è stata pensata specificatamente per i decisori politici, le istituzioni pubbliche e gli operatori della sanità pubblica.
L’idea di queste linee guida parte da una doppia constatazione, la prima che solo proibire e limitare certi comportamenti non porta sempre ad esiti positivi, come per esempio la richiesta di limitazione del consumo di sale descritta come fallimentare nel nuovo rapporto OMS, la seconda che bisogna evitare di creare campagne di sensibilizzazione che non abbiano come punto di partenza validi presupposti di efficacia e si prospettino solamente come uno spreco di denaro.
Questo superando il dibattito tra chi crede che la soluzione sia solo proibire o chi crede maggiormente nelle tecniche di comunicazione che mirano a persuadere le persone su certi comportamenti. Probabilmente la soluzione, come in tante situazioni, sta nel mezzo. La guida prevede tre differenti fasi da seguire per arrivare alla realizzazione pratica della campagna:
“Fase 1. È quella propedeutica all’identificazione degli interventi di sanità pubblica più urgenti e appropriati “pescando” dalle best practice disponibili ma che ovviamente dovranno essere valutate anche nella loro “trasferibilità” al proprio contesto.
Fase 2. È quella della pianificazione e dell’implementazione dell’intervento. Una volta che un intervento è stato identificato come migliore pratica e considerato appropriato per il trasferimento, il passo successivo è implementarlo in funzione della nuova destinazione. Fase 3. È quella della valutazione finale degli interventi di sanità pubblica”.
