STILI DI VITA E TUMORE AL PANCREAS

PANCREAS12.700 nuovi casi in Italia tra i 60 e gli 80 anni nel 2014, con una sopravvivenza a 5 anni inferiore al 10 %: sono i numeri del tumore del pancreas, al decimo posto tra le neoplasie solide più frequenti, ma purtroppo ancora poco conosciuto, tanto che 6 italiani su 10 non ne hanno quasi mai sentito parlare. Negli ultimi trent’anni la sua incidenza è però aumentata, diventando negli uomini la quarta causa di morte per tumore (nelle donne la quinta).

La prima Giornata mondiale sul tumore del pancreas è stata celebrata lo scorso 13 novembre proprio con l’obiettivo di far conoscere meglio questa patologia, individuando precocemente i campanelli d’allarme (spesso non specifici, come dolore addominale, dispepsia, ittero) e arrivare così alla diagnosi. In realtà la diagnosi è quasi sempre tardiva e i disturbi possono comparire quando ormai la neoplasia si è diffusa agli organi circostanti o ha ostruito i dotti biliari, provocando ittero.

Ma quali sono i fattori di rischio?

Soprattutto il fumo: chi fuma ha un rischio di incidenza da doppio a triplo rispetto ai non fumatori e l’aumento è proporzionale al numero di sigarette fumate. Gli esperti hanno stimato la proporzione di neoplasia al pancreas attribuibile al fumo: del 20-30% negli uomini e del 10% nelle donne. Si potrebbero evitare quindi 3 casi di malattia su 10 nei maschi, se solo si decidesse di smettere.

Altro fattore di rischio è l’alcol: la dose non deve superare i 20-40 grammi al giorno per gli uomini e i 10-20 grammi per le donne ( in mezzo litro di birra leggera ci sono 20 grammi di alcol, mentre un bicchiere da vino da 12° fornisce 14 grammi di alcol). La pancreatite alcolica è una delle più gravi conseguenze del consumo cronico di alcol e il rischio di sviluppare la neoplasia aumenta in proporzione alle dosi e alla frequenza delle bevute.

Da non sottovalutare è il ruolo dell’alimentazione e dell’obesità. La revisione di più studi pubblicata dal Karolinska Institute di Stoccolma, ha dimostrato la relazione fra chili di troppo e malattia, in particolare quando il grasso è stratificato sull’addome e sono presenti intolleranza al glucosio, resistenza all’insulina e diabete (attenzione agli alimenti molto calorici, ricchi di proteine di origine animale, grassi e carboidrati raffinati). Il rischio di ammalarsi salirebbe infatti del 50 per cento nei pazienti che da oltre 10 anni soffrono di diabete, patologia che interessa circa tre milioni di italiani.

La sede colpita con maggior frequenza è la testa del pancreas e in circa il 95% dei casi coinvolge le cellule che producono i succhi pancreatici, necessari per la digestione di grassi e proteine. Comprendere i passi iniziali della trasformazione neoplastica è fondamentale e potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti mirati, prevenire e curare questo tipo di tumore. Alcuni ricercatori, guidati da Peter Storz della Mayo Clinic, hanno pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Cancer Discovery, concentrando la loro attenzione sulle cellule con mutazione nel gene Kras, presente in circa il 95% dei tumori al pancreas, necessario per codificare una proteina che regola la divisione cellulare. Hanno osservato che nelle cellule acinose con mutazione di Kras viene espressa anche una molecola, chiamata I-CAM1, che richiama alcune cellule infiammatorie del sistema immunitario, causando il rilascio di sostanze in grado di modificare la struttura della cellula e in alcuni casi favorire la formazione di lesioni pancreatiche precancerose. Secondo gli studiosi, è possibile bloccare questa trasformazione, almeno nei modelli animali, somministrando un anticorpo in grado di bloccare la I-CAM1 (già in fase di studio in altre patologie, quali artrite reumatoide), e impedire il reclutamento delle cellule infiammatorie, riducendo il numero di lesioni pancreatiche.

Per la diagnosi il primo passo è identificare le persone a rischio e indirizzarle al più presto in un centro di riferimento con una buona esperienza, che affronta un numero adeguato di casi l’anno. “L’obiettivo è quindi rafforzarsi sempre di più il rapporto tra medico di famiglia e specialisti”. ha sottolineato Claudio Cricelli, Presidente della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), durante un Convegno organizzato alla Camera dei Deputati organizzato proprio per discutere del tumore al pancreas. “Per questa neoplasia è necessaria una diagnosi molto precoce, che può essere effettuata solo realizzando programmi di screening su persone con fattori di rischio sicuri”.

La chirurgia precoce è uno dei modi più efficaci per intervenire sul tumore del pancreas. In circa l’80% dei casi il cancro del pancreas non è però sensibile alla chirurgia radicale, perché il tumore ha già dato metastasi, principalmente al fegato, oppure coinvolge grossi vasi non resecabili. Quanto alla radioterapia, è indicata dopo l’intervento (terapia adiuvante) e può essere utile anche nei pazienti con malattia localmente avanzata non resecabile. La chemioterapia può essere impiegata prima o dopo l’intervento chirurgico, oppure nelle persone in cui l’intervento non è indicato, cioè la maggioranza dei casi. Per molti anni l’unico trattamento disponibile è stata la gemcitabina, ma vari studi hanno dimostrato che la terapia di combinazione, che associa farmaci diversi, è più efficace. L’ultima conferma arriva proprio da uno studio francese, in cui una combinazione di farmaci ha determinato un significativo vantaggio in sopravvivenza. Solo i pazienti con buone condizioni generali, senza ittero e protesi biliari sono però in grado di tollerare questo trattamento aggressivo.

Per aumentare la consapevolezza dei fattori di rischio e l’informazione su questa patologia, giocano un ruolo primario le associazione dei pazienti. L’Aimac (Associazione italiana malati di cancro),insieme all’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) e ai medici di famiglia della Simg (Società Italiana di Medicina Generale) ha promosso Pancrea, una campagna informativa, che negli scorsi mesi ha girato sette regioni, con la distribuzione di opuscoli sulla prevenzione e sulla gestione della malattia, realizzando un sito www.tumorepancreas.org, che fornisce notizie corrette sulla patologia. L’obiettivo è incrementare la ricerca scientifica, rendere più efficiente la raccolta di dati, individuare strumenti per la diagnosi precoce, migliorare gli standard di cura e le possibilità di sopravvivenza.

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