AZZARDO: RIDURRE L’OFFERTA E NUOVI DIVIETI

Lose for lifeRidurre l’offerta e nuovi divieti di pubblicità: 7 proposte contro l’azzardo.
Sono queste alcune delle proposte che l’associazione degli amministratori locali contro le mafie avanza al governo e al Parlamento nel libro “Lose for life”, edito da Altreconomia e realizzato da Avviso pubblico.

Ridurre l’offerta di gioco, approvare una legislazione nazionale che tenga conto dell’esperienza degli enti locali, pensare a divieti di pubblicità più incisivi, istituire tavoli di lavoro a livello provinciale e destinare risorse a controlli, cure e campagne di sensibilizzazione. Sono queste alcune delle proposte per contrastare il gioco d’azzardo sviluppate da Avviso pubblico e contenute nel libro “Lose for life” edito da Altreconomia e presentato nei giorni scorsi a Palazzo Madama a Roma.
Curato da Claudio Forleo e Giulia Migneco, dell’Ufficio stampa di Avviso pubblico, il testo è un viaggio all’interno del mondo del gioco pubblico in Italia. Una realtà che solo nel 2016 ha visto girare puntate per un ammontare di 96 miliardi di euro. Un dato che dal 2006 è aumentato del 180%, mentre dal 1998 è cresciuto del 750%. Si tratta di una media delle giocate pro capite annuali di 1600 euro circa. In pratica, l’11% del reddito medio mensile degli italiani viene giocato d’azzardo.
L’intesa raggiunta in Conferenza unificata, però, non sembra aver sciolto tutti i nodi e secondo gli amministratori locali e non solo resta ancora del lavoro da fare. “Il gioco d’azzardo è vissuto da monti enti locali come un problema, sotto diversi punti di vista – spiega Roberto Montà, presidente di Avviso pubblico -. L’auspicio è che questo libro sia in grado di suscitare un dibattito pubblico che affronti nel merito la questione. La politica ha il compito di analizzare e riflettere per assumere un indirizzo. Con coraggio e trasparenza”.
Le sette proposte avanzate da Avviso pubblico hanno come primo punto la riduzione complessiva dell’offerta di gioco. “Accanto al taglio dell Awp – si legge nel testo -, già disposto ai sensi della legge 96 del 2017, va disposto un analogo intervento sulle Vlt, in aumento nel 2016 e seconda fonte di raccolta per il gioco d’azzardo e su tutti i punti vendita e le diverse tipologie di gioco”. Secondo Avviso pubblico, occorre anche una legislazione nazionale che tenga conto dell’esperienza di regioni ed enti locali. “Non tutti i territori presentano le stesse necessità – spiega il testo -. All’interno di una normativa omogenea va preservata la possibilità agli enti locali di utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione per indirizzare la collocazione delle sale giochi, limitarne gli orari di apertura”. Sul divieto di legge si chiede di fare di più di quanto fatto con l’ultima legge di bilancio. “Non è sufficiente – spiega il testo -. Lo testimonia l’aumento del 40% degli investimenti pubblicitari nel settore giochi registrato lo scorso anno”.
Tra le richieste c’è anche quella di adottare i 12 punti presentati dall’Osservatorio per il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo del ministero della Salute.
“L’introduzione della tessera sanitaria per accedere alle slot – spiega il testo -, consentire l’uso solo delle monete e non delle banconote, mantenere la vincita massima a 100 euro per partita, dimezzare la puntata più alta da 1 euro a 50 centesimo, allungare la durata della partita da 4 a 7 secondi. Impostare inizialmente un tempo massimo da passare davanti alla slot e altre limitazioni”.
Tra le indicazioni da attuare ci sono anche quelle della Commissione parlamentare antimafia, dalla revisione del sistema delle concessioni e delle licenze, l’aumento delle pene per i reati connessi, allargamento delle sanzioni amministrative, confisca obbligatoria degli apparecchi usati nei reati.
Infine, la richiesta di istituire dei tavoli di lavoro sul gioco d’azzardo a livello provinciale e destinare risorse a controlli, cure e campagne di sensibilizzazione per la riduzione del consumo di azzardo.
“Speriamo che questo documento aiuti le amministrazioni ad essere più consapevoli delle opportunità che hanno – ha affermato Montà – e a dare loro strumenti e consapevolezza anche a fronte di una battaglia giudiziaria di cui sono stati vittima gli enti locali”.
Ad avvalorare le preoccupazioni degli amministratori locali i dati contenuti nel testo. A partire da quelli ancora non del tutto chiari che riguardano il gioco patologico. “Appena 24 mila persone nel 2015 risultavano in cura presso le strutture del sistema sanitario nazionale per il disturbo da gioco d’azzardo – spiega la ricerca -. Una cifra che non inquadra la reale portata del fenomeno anche a causa del numero limitato di strutture pubbliche che in Italia garantisce cure specifiche: solo 184 secondo uno studio dell’Iss nel 2016. Tuttavia, il Dipartimento delle politiche antidroga stima un numero di giocatori patologici minimo di 300 mila e massimo di 1,3 milioni”. C’è poi il coinvolgimento della criminalità.
“Il gioco d’azzardo rappresenta per le principali organizzazioni criminali che operano in Italia una fonte di profitto e un sistema per riciclare il denaro sporco – argomentano gli autori del libro -.
L’operazione Gambling della Dda di Reggio Calabria nel 2015 ha attestato un flusso di liquidità transitato sui circuiti bancari pari a 10 miliardi di euro, mentre l’inchiesta Black Monket, della Dda di Bologna, ha fatto emergere 57 punti di gioco illegali distribuiti in 11 regioni, gestiti dalla ‘ndrangheta. Infine, nel 2014 la Consulta nazionale antiusura stimava in 8,6 miliardi di euro il peso del sommerso criminale nel volume di gioco di slot e videolottery”.

Fonte: Redattore Sociale

Questa voce è stata pubblicata in GIOCO D'AZZARDO, POLITICHE SOCIALI E SANITARIE. Contrassegna il permalink.