Caso fentanyl ed evoluzioni dei mercati di droghe illegali

La presenza di fentanyl nei mercati europei di droghe illegali potrebbe essere la spia di importanti evoluzioni nelle strategie delle organizzazioni criminali. Secondo Riccardo Gatti, esperto di sostanze, medico e psicoterapeuta, i primi segnali e indicatori sulla presenza nelle piazze di spaccio italiane di fentanyl vanno interpretati con grande attenzione.

Per Gatti, intervistato sul Fatto Quotidiano, il rischio maggiore è che segnali il “progressivo passaggio del mercato delle droghe a nuovi mix di sostanze di sintesi, prodotti in laboratorio e caratterizzati da alta potenza, alto potere additivo e basso costo.”

Riportiamo alcuni stralci della lunga e interessante intervista di Gatti al quotidiano:

Cosa ne pensa del primo caso segnalato a Perugia?
È da un po’ che mi aspetto che circolino anche da noi sia il fentanyl che altri oppioidi ad alta potenza.
 Il fentanyl è un farmaco, mentre quello che viene venduto clandestinamente in America è una sostanza della stessa famiglia: oppioidi ad alta potenza che spesso vengono anche venduti mischiati con altre droghe e farmaci contraffatti. È una sostanza che ha avuto successo e sta avendo successo nonostante stia ammazzando un sacco di persone. Ci sono tanti fatti strani in questa storia, sia negli Usa che da noi. C’è una composizione particolare nella dose di Perugia: c’è il 5% fentanyl, l’eroina, una benzodiazepina, la codeina. Sembra pensata, non fatta a caso. Poi c’è un consumatore che l’acquista e dice di aver provato effetti inusuali. Ne ha conservato una parte e la porta a una delle poche unità mobili attive in Italia, per analizzarla: si scopre che proprio quella dose contiene fentanyl. Ci sono tanti interrogativi. Magari era un test.

C’è un’indagine della procura di Perugia in corso sul caso. E c’era stata un’allerta del Sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri che ha fatto un esplicito riferimento alla ‘ndrangheta.
A settembre alcune testate straniere hanno parlato di organizzazioni criminali europee che stavano stringendo accordi con analoghe organizzazioni del Sud America e con il cartello di Sinaloa per estendere questo traffico. In realtà, se ci pensiamo un attimo, le vie tra noi ed il Sud America sono già aperte: basta utilizzare quelle percorse dalla cocaina. La ‘ndrangheta potrebbe essere interessata? Io dico, perché no? È una sostanza molto redditizia e fidelizza molti clienti che ne diventano rapidamente dipendenti. Penso che sia ovvio che le organizzazioni locali si interessino a una possibile importazione, che peraltro non comporta nessuna difficoltà di movimentazione: la sostanza è talmente potente che ne basta pochissima per preparare moltissime dosi.

(…) Qual è il suo pensiero?
Il “successo” del fentanyl tra i consumatori di oggi è la cosa più strana.
 Ogni anno, solo negli USA, questa sostanza uccide almeno 70.000 persone e l’anno successivo ne arrivano altre decine di migliaia che faranno la stessa fine: non si tratta solo di disperati ed emarginati anche se, ovviamente, le condizioni sociali, etniche e culturali hanno un peso. I video di persone barcollanti per le strade, probabilmente non solo per il fentanyl, colpiscono particolarmente ma, in Nord America, ormai si cerca di mettere a disposizione l’antidoto contro le overdosi nelle scuole, nei college, nei ristoranti, nei luoghi di aggregazione e credo che non esista una famiglia di quei Paesi che non conosca almeno una persona morta per overdose. Se all’inizio le organizzazioni criminali avevano diffuso il fentanyl all’insaputa dei consumatori, oggi la situazione è nota a tutti nella sua tragicità, eppure non sembra arrestarsi.

(…) Lei diceva che al momento non sono segnalate persone che vanno in overdose e non ci sono segnali che ci sia una diffusione. Ma potrebbe essere che il fentanyl circoli già in una maniera sommersa?
La risposta è: in parte senz’altro sì, però si tratta principalmente di una circolazione impropria del farmaco. Girano ricette false, ricette contraffatte, forse ricette estorte, ci sono furti: un utilizzo di fentanyl (e di altri farmaci) che non pare più legato alla terapia del dolore sotto controllo medico. Per questo il Governo chiede anche maggiore controllo sulla catena del farmaco. Per ora non credo, invece, che ci sia una vera e propria larga diffusione di fentanyl prodotto clandestinamente: troppo potente e difficile da dosare, sia da parte di chi lo produce che da parte di chi lo consuma, produrrebbe più overdosi.”

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