Segnaliamo un articolo “Disturbi da uso di alcol e pandemia da Sars-Cov2” pubblicato sulla rivista Alcologia – Speciale Covid-19.
L’isolamento determinato dal lockdown imposto dai decreti ministeriali ha indotto nella popolazione generale effetti collaterali psicologici che a lungo termine emergeranno in tutta la loro gravità.
Alcuni soggetti – affetti da disturbo da uso di alcol (DUA) e/o sostanze (DUS) e pazienti psichiatrici – hanno subito negativamente gli effetti collaterali di questa emergenza. In particolare i pazienti con DUA che presentano anche sintomi di ordine psichiatrico più o meno severi, aspetto che aggrava il disagio correlato al distanziamento e all’isolamento sociale.
L’ alcol, infatti, è la sostanza psicoattiva più frequentemente utilizzata da pazienti con patologia psichiatrica. I DUA sono tre volte più frequenti in pazienti con schizofrenia o disturbo bipolare. Invece, dal 30 al 70% dei pazienti con DUA presenta comorbilità psichiatrica.
I problemi maggiori sono i seguenti:
– rischio aumentato di infezione per presenza di fragilità sistemica direttamente indotta da etanolo ed acetaldeide (fragilità di organi, immunosoppressione…);
– maggior rischio di infezione per la presenza talvolta di comportamenti scorretti indotti da uno stile di vita disordinato da parte di alcuni pazienti;
– insorgenza di sindrome d’astinenza;
– infezione Covid-19 di pazienti con polipatologia ed in politerapia;
– possibile interferenza farmacologica (psicofarmaci, avversivanti, anticraving) ed effetti collaterali (cardiovascolari, gastroenterici, epatici…) in caso di terapia con farmaci sperimentali;
– cadute e ricadute alcoliche;
– insorgenza di disturbi psichiatrici latenti o peggioramento di disturbi già noti, ridotta aderenza alla terapia psicofarmacologica;
– aumento dei casi di violenza domestica;
– informazione scorretta sui social su consumo di alcol ed infezione Covid-19;
– insorgenza di nuovi casi di DUA per l’accelerazione di un “continuum” di consumo alcolico già esistente;
– alcune categorie di pazienti come carcerati o homeless hanno difficoltà ad accedere ai comuni presidi di sicurezza personali;
– stigma che crea difficoltà ad accedere ai servizi;
Con la riduzione della partecipazione ai gruppi di auto mutuo aiuto è venuto a mancare quell’aspetto spirituale che è il miglior farmaco per curare il “male dell’anima” che spesso caratterizza il paziente con DUA.
A tutto ciò si è aggiunta la difficoltà organizzativa delle Unità Operative di Alcologia (UOA): reperimento presidi individuali di sicurezza, materiale igienizzante, riorganizzazione degli spazi, attivazione della telemedicina, ecc.
Alcuni pazienti naturalmente sono stati comunque accolti (intossicazioni acute, sindrome d’astinenza medio-severa, alterazioni dell’umore severe con forte rischio di ricaduta, pazienti con patologie internistiche alcol correlate con necessità di terapia farmacologica per via infusionale…).
L’accoglienza di questi ha indotto un notevole stress nel gruppo di lavoro con maggiori difficoltà nel condurre una gestione clinica ottimale. Peraltro, i servizi di alcologia funzionanti hanno ridotto gli accessi al pronto soccorso evitando in tale sede un ulteriore peggioramento del sovraccarico di lavoro.
È opportuno sottolineare che l’emergenza in realtà non è finita. In attesa del vaccino l’organizzazione sanitaria e socio- sanitaria dei servizi (anche attraverso l’introduzione del case management) dovrà comunque mantenere un elevato standard di attenzione.
La Società Italiana di Alcologia ha ritenuto quindi necessario elaborare un documento che possa fornire ai Servizi di Alcologia alcune raccomandazioni condivise.
DISTURBI DA USO DI ALCOL E PANDEMIA DA SARS-CoV2
Gianni Testino – Centro Alcologico Regionale Ligure
Alcologia, n.40/2020