MODELLI DI CONSUMO DEL KHAT FRA USO RICREAZIONALE E DIPENDENZA

thIl khat è una sostanza molto poco conosciuta in Occidente, il cui consumo è sostanzialmente limitato a immigrati che ne hanno appreso l’uso nelle regioni di provenienza. La pianta di khat contiene degli alcaloidi psicoattivi con proprietà stimolanti dal punto di vista psico-fisico (per diversi aspetti simili agli effetti delle anfetamine) ed è usata da secoli, in alcune regioni dell’Africa orientale e del Medio Oriente, sia in contesti e con finalità ricreazionali, che per usi religiosi. Il maggiore produttore mondiale di khat è lo Yemen. L’introduzione nelle società occidentali di questa sostanza è perciò attribuita a migranti provenienti da queste aree, quindi in Italia soprattutto alla comunità somala, etiopica ed eritrea.

In genere il khat è assunto masticandone lentamente le foglie, fino a formare un bolo che viene trattenuto a lungo in bocca per prolungarne gli effetti psicoattivi. La ricerca e l’epidemiologia sull’uso ricreativo e problematico di tale sostanza sono ancora molto limitati e parziali, essendo stati effettuati in prevalenza in Yemen, Somalia ed Eritrea. In questi paesi, l’uso di khat è estremamente diffuso, poiché varia dal 40% al 65% dei campioni di popolazione esaminati. “In sintesi, i dati epidemiologici esistenti suggeriscono una forte prevalenza dell’uso di khat in alcune nazioni africane e arabe, così come fra i migranti di queste nazioni in varie parti del mondo. Tuttavia, questi dati non permettono nessuna conclusione sulla prevalenza dell’uso problematico di khat”.

Sul versante degli effetti, occorre considerare che il khat contiene due stimolanti del sistema nervoso centrale, il catinone e la catina. Gli utilizzatori abituali riportano un sentimento di benessere, un incremento dei livelli di energia, sensazioni di eccitamento e aumento delle capacità immaginative e associative. Gli effetti negativi più spesso riportati dai consumatori abituali sono insonnia, disforia, torpore, difficoltà di concentrazione, anoressia e costipazione. I dati preclinici e clinici confermano il suo potenziale di dipendenza, così come le negative conseguenze psicologiche, psichiatriche e mediche collegate al suo uso come stimolante. In particolare, mentre sull’induzione derivante da uso di khat di depressione e ansia i risultati sono contraddittori, sono più numerosi gli indizi sul fatto che il khat può indurre stati psicotici specifici. A riguardo si sottolinea che la probabilità di psicosi aumenta laddove il consumo di khat avviene al di fuori dei contesti socio-culturali di riferimento, quindi fra i consumatori immigrati di khat che vivono nelle società occidentali.

Manghi R. A. et alter, 2009, Khat use: lifestyle or addiction, Journal Of Psychoactive Drugs, Vol. 41 (1), pp. 1-10.

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