PERSONE RECLUSE E VIRUS DELL’EPATITE A ED E: UNO STUDIO ITALIANO

revue clinicalLe infezioni dal virus dell’epatite A (HAV) e dell’epatite E (HEV) sono collegate a epatiti che in genere non sfociano in cronicità. La loro incidenza e il tasso di prevalenza possono variare in base ai livelli socio-economici e agli standard igienici.

La prevalenza dei due virus è stata oggetto di una ricerca che ha coinvolto un campione totale di 973 persone recluse, appartenenti a otto istituti penitenziari italiani. Prima di dettagliare i principali risultati dello studio, è opportuno sintetizzare alcune informazioni sul campione di reclusi presi in esame. L’età mediana della popolazione carceraria è di 36 anni e include una forte maggioranza di uomini (87.1%). I reclusi migranti sono 189, pari al 19.4%, di cui la maggioranza originari del Maghreb. L’uso di droghe per via iniettiva è riportato da 296 persone, pari al 30.4% e comportamenti sessuali a  rischio da 227 (23.3%). Il tempo medio d’incarcerazione è pari a quasi due mesi e il numero mediano di episodi d’incarcerazione è pari a tre.

Nel campione la prevalenza di anti-HEV è di 11.6%. Essa risulta incrementata al crescere dell’età e soprattutto è più elevata fra i reclusi non-italiani rispetto a quelli italiani. Per quanto riguarda la prevalenza di anti-HAV è di 86.4% e anche in questo caso si registra un andamento differenziato in base alla nazionalità, poiché è 92.6% fra i reclusi stranieri e 84.9% fra i reclusi italiani. Altre variabili che aumentano la probabilità di essere positivi al virus HV sono l’età superiore ai 40 anni e l’avere un basso livello d’istruzione. Per entrambi i tipi d’epatite, non si registrano significative differenze di genere a livello di prevalenza, anche se essendo il campione di donne coinvolto basso, il risultato non è molto attendibile. Anche altre variabili prese in considerazione (numero e durata di incarcerazioni, tatoos, numero di reclusi coabitanti, numero di partner sessuali, comportamenti sessuali a rischio, trasfusioni del sangue) non mostrano associazioni statisticamente significative con l’esposizione a HEV e HAV.

In conclusione, i risultati dello studio attestano una vulnerabilità del campione ai virus studiati molto maggiore rispetto alla popolazione generale. Anche se questo dato non rappresenta la reale prevalenza nella popolazione carceraria italiana, indica comunque un segnale d’allarme non trascurabile.

Rapicetta M., 2013, Hepatitis E virus and hepatitis A virus exposures in an apparently healthy high-risk population in Italy, Clinical and Epidemiology Study, 43, pp. 69-76.

Articolo disponibile c/o CESDA.

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