SOCIAL MEDIA E “MOSTRIFICAZIONE” DEI CONSUMATORI DI SOSTANZE: IL CASO PHILADELPHIA

Philadelphia è una delle metropoli statunitensi più colpite dall’emergenza oppiacei; alcuni quartieri della città, a causa della crisi economica e sociale, sono diventate terre di nessuno, popolate da persone in condizioni di forte disagio e spesso di dipendenza. In un articolo pubblicato su Filter, due criminologi riflettono su come le piattaforme di social media, in particolare youtube, concorrono a offrire una visione disumanizzante delle persone che abusano di sostanze. I ricercatori hanno approfondito in particolare le rappresentazioni del quartiere di Kensington, dipinto da molti video di grande successo, con milioni di visualizzazioni, come una terra di zombie. Molti di questi video amatoriali tendono a ingigantire di proposito la difficile situazione del quartiere, accentando la miseria e la disperazione umana di chi lo vive. Quasi sempre, si tratta di video girati all’insaputa delle persone ritratte, violando così il loro diritto alla privacy e alla dignità. Ciò fa parte di una cultura dell’immagine fortemente spettacolarizzante e vojeuristica, poco empatica verso chi sta male, ma che anzi utilizza la sofferenza a scopi di profitto.

Nei commenti ai video analizzati, vi sono in prevalenza riferimenti fortemente stigmatizzanti e denigratori verso le persone e i luoghi. In generale, attraverso questo genere di video emerge una visione del mondo che tende a “mostrificare” la sofferenza di chi vive una condizione di dipendenza, di abuso di sostanze e che contribuisce, in definitiva, alla loro stigmatizzazione. Inoltre, queste rappresentazioni tendono a equiparare la questione droghe con quella della povertà estrema e dell’insicurezza, rinforzando così le paure della coesistenza fra bianchi e minoranze etniche nello spazio urbano.

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