DROGA NELLE SCUOLE. QUESTION TIME DI FEDELI – Coordinare attività messe in campo con famiglie e società per arginare il fenomeno

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“Occorre che la scuola interagisca con le famiglie, con le altre istituzioni e amministrazioni a ciò deputate, per fornire modelli educativi e stili di vita, e soprattutto per fare acquisire ai nostri ragazzi conoscenza e consapevolezza dei danni che derivano da queste sostanze e dalla dipendenza da esse”. Così la ministra dell’Istruzione ha risposto ad un’interrogazione presentata da Maurizio Lupi .

“Detto questo, cito alcune delle azioni strutturali che il Miur sta realizzando per contrastare l’uso delle sostanze stupefacenti da parte dei giovani anche all’interno delle scuole. Ricordo prima di tutto la collaborazione interistituzionale in essere con il Ministero della salute, in forza di un protocollo di intesa siglato il 2 aprile del 2015, e un altro con la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento delle politiche antidroga con il quale è stato sottoscritto, anche lì, un memorandum nel dicembre del 2012, un protocollo che è in fase attuale di rinnovo”, ha spiegato la ministra.

“Per quanto riguarda, in particolare, la collaborazione con il Ministero della salute, il 16 settembre scorso è stata diramata agli uffici scolastici regionali una nota congiunta in materia di promozione della salute nelle giovani generazioni, sostegno al Piano nazionale della prevenzione 2014​-​2018, con la quale si sottolinea l’importanza del coordinamento territoriale tra sistema scolastico e operatori del sistema sanitario e si individua, tra le aree prioritarie di intervento, la promozione di corretti stili di vita e la prevenzione dalle dipendenze. In attuazione del protocollo d’intesa con il Ministro della salute è stato istituito un comitato paritetico composto da rappresentanti designati da ambedue i Ministeri e su questo siamo, anche a breve, in grado di fornire, diciamo così, l’analisi di questa attuazione. Credo, tra l’altro, che tale Piano si ponga davvero gli obiettivi, in particolare, dentro le scuole, ma anche nel rapporto con le famiglie e la società, per adottare tutte le misure utili anche al rafforzamento delle competenze e conoscenze dei ragazzi, perché il coinvolgimento dell’uso degli stupefacenti non sia anche una delle modalità imitative nei comportamenti collettivi nelle scuole”, ha concluso Fedeli.

In sede di replica, Lupi si è soffermato in particolare su due punti: “Le droghe fanno male. Fanno male le droghe leggere e fanno male le droghe pesanti. Fa male qualunque droga un ragazzo, una persona possa assumere, tanto più fanno male per una giovane età, lo dimostrano dati scientifici ineluttabili”.

“Secondo, se fanno male, occorre ovviamente non scegliere la strada più breve (siccome fanno male le legalizziamo e le rendiamo trasparenti), ma la strada più seria, che è quella di una collaborazione, di una prevenzione, di un’educazione, collaborazione scuola​-​famiglia, di una società che si carica del problema e non scarica il problema. Scaricare il problema è la cosa più semplice, legalizzare le droghe è come lavarsi la coscienza, pulirsi la coscienza e non affrontare invece il dramma e la realtà che esistono e di cui una comunità si deve far carico, rispettando ovviamente le storie, i drammi e le responsabilità. Con coraggio le istituzioni e il Parlamento ​-​ perché le leggi servono a questo, signor Presidente servono assolutamente a questo ​-​ indichino con legge una strada per tutta la comunità. Le droghe fanno male sia che siano leggere o pesanti, e quindi non si possono liberalizzare”, ha concluso Lupi.

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