Stigma e repressione verso chi usa droghe in corea del sud

La morte dell’attore Lee Sun-kyun, uno dei protagonisti di Parasite, film premio Oscar nel 2020, apre una finestra su quello che sta succedendo nel paese nei confronti delle persone che usano sostanze stupefacenti. Da un articolo apparso sulla rivista Internazionale si apprende che nell’ottobre del 2023 la polizia ha fatto trapelare alla stampa una sua indagine su Lee, con la conseguenza che i  mezzi di informazione e l’opinione pubblica si sono scatenate contemporaneamente contro di lui.
A questo punto Lee è stato accusato di essere un criminale della droga e i social hanno cominciato a rendere pubblica ogni cosa della sua vita rendendolo antipatico a gran parte della popolazione.
Tutto questo senza che ci fosse stato ancora un processo e una condanna. Per lui, come per tanti altri nel paese “(…) la regola secondo cui una persona è “innocente fino a prova contraria” è stata calpestata.”
Nel suo caso i negozi hanno rimosso i poster dalle vetrine e le aziende che l’avevano avuto come testimonial stavano già pensando di fargli causa per danni d’immagine. Gli studi cinematografici stavano discutendo se distribuire o meno i suoi nuovi film. A quel punto la pressione sociale era talmente alta che Lee ha deciso di suicidarsi. Nella lettera alla moglie ha detto che non aveva altra scelta. Se si guarda oltre questa storia, lo scenario per i consumatori di droghe nel paese è inquietante.
“Nel 2022 il presidente Yoon ha creato una squadra speciale antidroga composta da 840 specialisti e ha più che raddoppiato il bilancio per combattere i crimini legati alla droga. Questo dimostra quanto le forze dell’ordine siano orientate a perseguire i consumatori di stupefacenti invece di offrirgli opportunità di cura e di riabilitazione.
In un contesto sociale in cui la dipendenza è considerata un reato e non un problema di ordine sanitario, la logica è che più tossicodipendenti la polizia consegna alla “giustizia” meglio è. Più pesante è la punizione più si sentono nel giusto. Si perpetua così la falsa impressione che la società stia diventando più pulita quando in realtà negli ultimi cinque anni il 50 per cento circa dei tossicodipendenti è finito di nuovo in tribunale.
Nel 2023 sono state arrestate più di ventimila persone, il doppio rispetto agli anni precedenti al mandato di Yoon. La maggior parte di loro, però, aveva problemi di dipendenza, eppure, nel 2022 l’ufficio del procuratore ha richiesto le cure mediche solo in quattordici casi.

Nel frattempo gli ospedali hanno dovuto chiudere i loro servizi per mancanza di fondi governativi. Le poche risorse rimaste sono state destinate a consulenze, invece che a trattamenti professionali, e a campagne di sensibilizza­zione.”
In fondo tutti, Lee compreso, meriterebbero una seconda opportunità: se gli fossero state offerte cure e riabilitazione forse non si sarebbe arrivati a questo punto.

Internazionale n° 1546 del 19 gennaio 2024

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