intelligenza artificiale e medicina delle dipendenze

L’applicazione degli strumenti dell’Intelligenza Artificiale (IA) nella medicina delle dipendenze è ancora in una fase iniziale. L’editoriale di Addiction aiuta a comprendere come l’IA potrebbe rinforzare la medicina delle dipendenze in campo terapeutico e nella ricerca.

Già ora alcune applicazioni dell’IA in medicina hanno portato a risultati sorprendenti. Ad esempio, GPT-4, il modello dietro a ChatGPT+, ha risposto in modo corretto al 90% delle domande previste dall’esame di licenza medica degli USA. Anche in altri casi l’IA ha già mostrato una notevole utilità riguardo alla ricerca. Grazie all’abilità dell’IA di analizzare in tempi rapidissimi immense quantità di dati, può identificare lavori precedenti utili per le ricerche in corso. Tuttavia, i ricercatori che decidono di usare l’IA devono fare molta attenzione, in quanto l’IA può fornire risultati fuorvianti sulla base di informazioni non corrette. Per questo motivo, il suggerimento degli autori è di usare l’IA in modo complementare, non sostitutivo, alle tecniche classiche di ricerca.
Ugualmente, gli autori avvertono sui limiti intrinsechi dell’IA nel generare testo ai fini della ricerca accademica. Secondo alcuni ricercatori, infatti, l’IA sarebbe addirittura in grado di gestire tutte le principali attività e fasi di una pubblicazione scientifica, di fatto sostituendosi al lavoro umano. Tuttavia, senza correggere le carenze di funzionamento dell’IA, questo obiettivo appare non realistico, in quanto la sola IA non può attualmente assolvere questi compiti in modo corretto. Ciò che manca, allo stato attuale, all’IA per assolvere a questi compiti sono specifiche linee guida e processi di validazione.
Anche per quanto riguarda le possibili applicazioni dell’IA in campo terapeutico, rimane valido quanto osservato in precedenza. Da una parte, possiamo osservare che l’IA ha interessanti potenzialità di elaborazione e supporto, ad esempio nel rispondere con accuratezza a domande dei pazienti. Dall’altra parte, persistono molti dubbi sulla capacità dell’IA di rendere realmente effettive le sue potenzialità in campo clinico e nella medicina delle dipendenze.

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