PIU’ GIOVANI IN CARCERE

Più giovani in carcere: cresce, insieme al numero di giovani reclusi nelle carceri italiane, anche la quantità di problemi e di contraddizioni dei vari attori che vivono il carcere. Dai dati, risulta che il numero dei reclusi di età inferiore ai 30 anni è in costante e rapida ascesa, ma il carcere manca di personale, risorse e strumenti per il reinserimento e la cura.

Un articolo de Il Giornale riporta alcuni interventi di esperti alla conferenza «Ragazzi detenuti: problemi e progetti». L’iniziativa, organizzata a Milano da «Nessuno tocchi Caino», ha visto la partecipazione di molti attori del carcere di San Vittore (Milano).
“Il direttore di San Vittore, Giacinto Siciliano, conferma l’emergenza. «Quasi la metà dei nostri 840 detenuti ha sotto i 30 anni. Questo è un problema sempre più grave, un dato in forte aumento anche perché viviamo le difficoltà che hanno fuori dal carcere. Noi accogliamo quello che la strada produce. C’è, in particolare, un’elevata concentrazione di ragazzi che hanno problemi di droga, di farmaco-dipendenza e psichiatrici. E tanti stranieri che non hanno i documenti con cui non si può nemmeno impostare un percorso. Difficile proporre modelli perché c’è un conflitto con le istituzioni: famiglia scuola e, a maggior ragione, la giustizia. Una situazione peggiorata dopo il Covid».
Per questo Siciliano porta avanti da febbraio il progetto «Reparto La Chiamata» in collaborazione con lo psichiatra Juri Aparo. Aparo afferma: «Il percorso è iniziato a febbraio, ma manca ancora un vero ingaggio: si fatica a portare le persone a cui viene richiesto un impegno. Il grande numero dei ragazzi rende tutto molto difficile perché si potenziano tra loro tutti i meccanismi negativi. Siamo comunque riusciti ad avere un finanziamento dalla Regione e due educatori di comunità che stanno provando a stabilire delle regole.». Sono coinvolti anche gli agenti della polizia penitenziaria. Michela Morello, comandante di San Vittore: «Il personale gestisce persone differenti e, attraverso l’esperienza, cerca di avere una modalità di approccio individuale. Molti ragazzi sono giovanissimi ed entrano in carcere subito dopo il loro arrivo in Italia (…) Serve capacità di ascolto per contemperare le nostre esigenze educative con le esigenze dei ragazzi».
C’è anche, secondo Antonella Calcaterra, avvocato e consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano, la necessità di un dialogo maggiore tra il dentro e il fuori. «A San Vittore sono in corso diversi progetti educativi, anche dedicati ai ragazzi con problemi psichiatrici, ma durano 24 mesi: quando finiscono bisogna riproporli e riavere un rifinanziamento. Ma tale e tanto è il problema che bisogna attivare risorse fisse, con interventi non solo progettuali, da attingere della sanità regionale per detenuti con questo tipo di problemi».”

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